Post 15 settembre 2021

Ritorna protagonista la zappa e il suo instancabile amore per la fatica. È un lavoro per tutti ma non per molti quello di coltivare. Se c’è qualcosa che amo è l’idea di dover attendere il maturarsi della bellezza di questa mia passione. Lo zafferano.

I napoletani il lavoro lo chiamano “fatica”. Questa mia fatica mi ricarica, mi da quella libertà che da tempo cercavo, mi riempie di entusiasmo. Sono Felice.

Quando il terreno si apre per accogliere i semi, i bulbi, le talee, succede un piccolo miracolo. È l’inizio di un viaggio, è come creare futuro e dare continuità a questo mondo.

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Post 12 settembre 2021

Un piccolo aiuto ci vuole, il motocoltivatore o come lo chiamiamo in Sicilia “motozappa”. Mi permette di rendere il terreno più soffice e di smuoverlo per mischiarlo bene con il concime naturale.

Con quel suo movimento mischia, scuote, ribalta e crea una consistenza perfetta del terreno. Fino e soffice.

Soffice al punto giusto con una granulometria mista e con un assorbimento medio. Il terreno ideale per coltivare zafferano. La mia terra nel mezzo, in quel mezzo al centro della Sicilia tra arcani e sicani.

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• Post 8 luglio 2021

La protagonista di questa storia di fine maggio è la zappa. Strumento antico come l’arte di coltivare la terra. Fredda all’apparenza ma instancabile sul campo. Ha un tocco per ogni terreno e sa essere lieve o profonda. La zappa è il mezzo che utilizziamo per sollevare i bulbi di zafferano dalla terra. Li scopriamo per iniziare un nuovo inizio dello zafferano coltivato nella terra di mezzo.

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